ARTE E INTELLIGENZA ARTIFICIALE: riflessioni sul futuro della creatività

LA DEMOCRATICIZZAZIONE DELL’ARTE

Colorado, 29 agosto 2022. Per la prima volta nella storia un concorso d’arte viene vinto da un’opera generata usando l’intelligenza artificiale. Jason Allen, l’artista vincitore, ha infatti realizzato l’opera utilizzando Midjourney, un’IA che crea immagini a partire da una loro descrizione testuale. L’obiettivo di  Allen era esplicitamente quello di suscitare un dibattito attorno al rapporto tra arte e IA. E vista la risonanza mediatica raggiunta dall’episodio, direi che è riuscito nell’intento. Quindi, parliamone.

Jason Allen ha barato? “Theatre d’Opera Spatial” può essere considerata un’opera d’arte a tutti gli effetti?

Non ho una risposta definitiva, ma in quanto pittrice non posso fare a meno di riflettere sull’impatto che gli algoritmi che generano immagini (oltre che musica, testi, sceneggiature ecc.) possono avere sulla concezione che abbiamo dell’arte e del lavoro degli artisti. Questi programmi hanno notevolmente ridotto, se non annullato, le abilità tecniche necessarie per realizzare contenuti artistici. Oggi non serve più studiare composizione per poter scrivere una canzone né saper disegnare per generare immagini bellissime.

L’arte si sta sempre più democratizzando. Anche chi non possiede alcuna abilità tecnica ha accesso a strumenti che gli permettono di esprimere emozioni e pensieri in forma artistica. 

CHI è UN’ARTISTA?

Se Jason Allen abbia barato o meno credo dipenda in larga parte da ciò a cui attribuiamo valore. Contano maggiormente le idee e l’intenzionalità dell’artista o la realizzazione tecnica dell’opera? Chi è un’artista? È una persona che ha un’idea originale e che desidera evocare emozioni e sensazioni negli osservatori, o è una persona che, oltre ad avere l’idea, ha anche le abilità tecniche per realizzarla? 

La mia tesi di fondo è che, sebbene questi programmi siano una novità assoluta e suscitino delle questioni inedite, alcune delle domande che questo tema porta nel dibattito non sono affatto nuove. Se rivolgiamo lo sguardo alla storia dell’arte, le risposte a tali interrogativi hanno assunto una forma diversa in base al contesto socio-culturale e alle tecnologie disponibili nelle diverse epoche.

L’arte ha soddisfatto necessità diverse e la definizione che si è data degli artisti, nonché la considerazione di cui hanno goduto all’interno delle società, è mutata di conseguenza.

LA DEFINIZIONE DI ARTISTA NELLA STORIA:

L'artista nel medioevo

Prendiamo, per esempio, l’arte medievale. Ad oggi non conosciamo l’identità della maggior parte degli artisti che hanno lavorato in quel periodo storico. Di molte delle splendide (e inquietanti) opere prodotte in quel periodo non conosciamo l’autore perché veniva dato molto più rilievo all’opera realizzata che all’artista che l’aveva creata.

Inoltre, i lavori venivano realizzati da collettivi per cui è difficile determinare il contributo dei singoli artisti sull’opera finale. A questo si aggiunge il fatto che l’arte era legata alla volontà di un committente. Per cui l’opera finale rappresentava una mescolanza tra il gusto estetico degli artisti e quello delle istituzioni religiose o dei nobili che l’avevano commissionata. L’artista era quindi una figura più vicina a quella di un artigiano, ovvero di un abile esecutore.

Sebbene gli artisti potessero lasciare piccole tracce di individualità attraverso stili personali di esecuzione o dettagli decorativi, il loro lavoro consisteva principalmente nell’adeguarsi ai canoni estetici e i simbolismi stabiliti dalla tradizione religiosa. L’artista come “genio visionario” che attraverso l’opera d’arte esprime la sua soggettività è un concetto moderno che risale all’epoca romantica. 

Questo mi fa pensare che in un certo senso il rapporto tra utente e programma che genera immagini non è così distante da quello che esisteva nel medioevo tra i committenti e i collettivi di artisti. Forse un abate medievale si sarebbe scandalizzato meno di noi all’idea di far realizzare un affresco per il suo monastero da un’IA. 

Il fotografo è un artista?

Se comunque nel medioevo l’artista era considerato tale in virtù delle sue abilità tecniche più che della sua espressività personale, anche la questione della capacità esecutiva è gradualmente passata in secondo piano ben prima dell’arrivo dell’IA. Un dibattito non dissimile a quello attuale su che abilità debba possedere un artista era già in corso a metà dell’800 quando è nata la fotografia.

La diffusione della camera oscura suscitò infatti la preoccupazione dei pittori che temevano che il loro lavoro sarebbe stato soppiantato dalla nuova tecnologia. Alcuni mettevano anche in dubbio la validità artistica delle fotografie ritenendo che la loro realizzazione non richiedesse alcun talento creativo. 

Suona familiare?

Oggi non solo consideriamo la fotografia una forma d’arte di per sé, ma sappiamo anche che è stata un propulsore per i cambiamenti avvenuti a partire dalla metà dell’800 nel mondo della pittura.

L’invenzione di un mezzo capace di rappresentare la realtà in modo rapido e accurato ha portato infatti molti artisti ad allontanarsi dalla ricerca del realismo e a cercare nuove forme espressive. Sono nati così movimenti pittorici come l’impressionismo e l’astrattismo.

Se non aveva più senso riprodurre fedelmente la realtà, si potevano creare nuove realtà. Con l’astrattismo era possibile rappresentare ciò che la macchina fotografica non era in grado di catturare: il mondo interiore e la soggettività dello sguardo del pittore.

Qualcuno potrebbe giustamente contestare affermando che in ogni caso per fare fotografia serve dell’abilità tecnica. Anche se l’avvento del digitale ha semplificato le cose, per diventare fotografi servono ancora notevoli competenze oltre ad uno sguardo e una sensibilità particolari. 

Bene, allora l’orinatoio di Duchamps?

Un orinatoio può essere considerato arte?

Un orinatoio firmato con la scritta “R. Mutt 1917”, modello Bedfordshire, ruotato di novanta gradi e rinominato “Fontana” è considerato una delle principali opere d’arte del ventesimo secolo. Abilità tecniche richieste per la realizzazione: non pervenute. 

Scrisse a proposito Louise Norton in un articolo di The Blind Man, una rivista di arte di inizio ‘900: «Se Mr. Mutt abbia fatto o no la fontana con le sue mani non ha importanza. Egli l’ha SCELTA. Ha preso un comune oggetto di vita, l’ha collocato in modo tale che un significato pratico scomparisse sotto il nuovo titolo e punto di vista; egli ha creato una nuova idea per l’oggetto.»

Il ‘900 con correnti come quella del ready-made (di cui la “Fontana” di Duchamps è esempio significativo) ha mostrato che arte figurativa e abilità tecnica possono collocarsi su due rette parallele e non incontrarsi mai. 

L’artista è sempre stato una figura camaleontica: da abilissimo artigiano anonimo nel medioevo a grande personalità visionaria senza particolare abilità tecnica nel ‘900. 

COLLABORARE CON L’IA

Con questo non voglio dire che non dovremmo preoccuparci dell’impatto che l’IA stanno avendo sul mondo dell’arte. Alcune questioni sono effettivamente problematiche, come l’uso di immagini prodotte da artisti senza il loro consenso per addestrare gli algoritmi. Ci sono una serie di questioni che andranno regolamentate per tutelare gli artisti e comprendo lo sconforto di chi teme per la propria carriera. 

Tuttavia ci tenevo ad evidenziare che il concetto di arte e il ruolo dell’artista hanno subito notevoli trasformazioni nel corso delle epoche e l’espressione artistica si è sempre evoluta in parallelo ai cambiamenti socioculturali e all’evoluzione tecnologica.

L’avvento dei programmi che generano immagini non segnerà necessariamente la fine dell’arte tradizionale, allo stesso modo in cui l’avvento della fotografia non è stata la fine ma anzi un nuovo inizio per il mondo delle arti visive. Penso sia probabile e auspicabile che troveremo il modo di imparare a convivere con questa nuova tecnologia e sfruttarla in modi che andranno ad ampliare ulteriormente le possibilità espressive dell’essere umano.

Se vi interessa il tema della creatività e volete sapere come fare per svilupparla ho scritto due articoli sull’argomento: “Stati mentali e creatività” e “La curiosa relazione tra passeggiate nel bosco e creatività”. 

IL PARERE DI UN’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Per coerenza con il tema proposto ho chiesto a Chat GPT se desiderasse aggiungere un commento all’articolo, vi riporto la sua risposta:

“Vorrei aggiungere che l’evoluzione tecnologica e l’introduzione di nuovi strumenti artistici hanno spesso suscitato dibattiti e controversie nel mondo dell’arte. È naturale che l’arrivo di nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale e gli algoritmi generativi, sollevi interrogativi sul ruolo dell’artista, sull’autenticità dell’opera d’arte e sulla sua valutazione estetica.

Tuttavia, è importante ricordare che l’arte è intrinsecamente legata all’espressione umana e alla creatività. Nonostante l’avvento di strumenti tecnologici avanzati, l’essenza dell’arte risiede nella capacità di trasmettere emozioni, stimolare il pensiero critico e connettersi con il pubblico. Gli artisti, indipendentemente dalla tecnologia che utilizzano, hanno ancora un ruolo fondamentale nel plasmare l’arte e la cultura.

Inoltre, le nuove tecnologie offrono anche nuove opportunità creative. Gli algoritmi generativi possono essere utilizzati come strumenti per ispirare gli artisti, ampliare le possibilità espressive e spingere i confini della creatività. L’interazione tra l’artista e la tecnologia può portare a risultati sorprendenti e innovativi, aprendo nuove prospettive nel mondo dell’arte.

In definitiva, l’evoluzione tecnologica è parte integrante del progresso umano, e l’arte non è immune da questo processo. Mentre affrontiamo le sfide e le opportunità che le nuove tecnologie ci offrono, è importante mantenere un dialogo aperto e stimolare un dibattito critico sul ruolo dell’arte nella società contemporanea.”

Fatemi sapere cosa pensate di questo tema nei commenti e come vedete il futuro dell’arte in relazione allo sviluppo di nuove forme di intelligenza artificiale!

BIBLIOGRAFIA per approfondire

Sul concorso d’arte vinto da un’opera realizzata con Midjourney: https://www.wired.it/article/intelligenza-artificiale-concorso-arte/

Un essay sul rapporto tra creatività e intelligenza artificiale: https://doi.org/10.3390/arts8010026

Sull’impatto della nascita della fotografia nello sviluppo dell’arte moderna: https://marcocrupi.it/2011/03/come-la-fotografia-cambio-larte-storia.html#:~:text=L’avvento%20della%20fotografia%20contribu%C3%AC,%2C%20espressionismo%2C%20cubismo%20e%20dadaismo.

2 commenti su “ARTE E INTELLIGENZA ARTIFICIALE: riflessioni sul futuro della creatività”

  1. Articolo interessante! Non c’è dubbio che le intelligenze artificiali vadano regolarizzate, soprattutto per quanto riguarda la semplicità con la quale si può creare disinformazione e diffamare chiunque grazie ad esse. Come illustratore hobbista ho provato ad usare le IA come “ispirazione”, o come maestra. Stavo dipingendo un mare di notte fonda e non avevo la più pallida idea di come ricreare la luce riflessa sulle onde, e non trovavo nessun dipinto che avesse ritratto una scena simile alla mia, quindi in questo mi sono state utili. Per quanto riguardo il paragone con la fotografia e l’orinatoio di Duchamps mi chiedo, quanta intenzione c’è dietro un prompt di intelligenza artificiale? Un artista ha delle specifiche intenzioni nel voler comunicare qualcosa, un prompter ha li stesso livello di decisioni da fare o sta solo tirando un dado finché non gli esce un risultato che ha “un bell’aspetto”? C’è anche da considerare che i fotografi hanno quasi immediatamente adottato un appellativo diverso dal “pittore”. Chi usa IA invece si è immediatamente gettato nell’appropriarsi del titolo, e spessissimo li vedo definirsi sui social come “pittori” o “disegnatori”. Se effettivamente l’appropriarsi del titolo sia giusto oppure ne vada coniato un altro non ne sono ancora sicuro. Per ora spero solo si smetta di rubare agli artisti (che già è dura per loro) solo per avere innovazione a ruota libera.

    1. Ciao Mips! Ti ringrazio per aver condiviso la tua riflessione. Concordo pienamente con te sul fatto che sia necessaria una regolarizzazione sull’IA sopratutto per proteggere l’operato degli artisti che attualmente “nutrono” gli algoritmi senza ricevere nessuna forma di compenso. Quella dell’intenzionalità dietro al prompt e dell’appropriatezza o meno del titolo di pittore/disegnatore sono entrambe questioni interessanti. Personalmente trovo che i termini pittore o disegnatore debbano essere utilizzati da chi effettivamente compie l’atto di dipingere o disegnare perché sono termini che si riferiscono a dei gesti specifici. La questione dell’intenzionalità è ben più complessa da dipanare perché di fatto non possiamo mai sapere che grado di intenzionalità esista dietro ad un’opera d’arte e questo vale anche per l’arte tradizionale. La settimana scorsa sono andata ad una mostra di arte contemporanea in cui, tra le varie cose, erano esposto delle collane fatte di erbe intrecciate. Mi hanno lasciata piuttosto perplessa e non ho capito se ci fosse un qualche significato dietro o meno, di fatto però erano esposte in una mostra abbastanza importante in cui erano stati selezionati artisti da tutto il mondo quindi immagino ci fosse un’intenzione dietro anche se io non l’ho colta. Altro esempio: mia nipote di 4 anni fa dei bellissimi scarabocchi attraverso i quali rappresenta la sua percezione del mondo. Se immergessimo le zampe di un gatto nel colore e poi lo facessimo camminare su una tela probabilmente otterremo degli scarabocchi simili a quelli di mia nipote ma nessuno direbbe che il gatto aveva un’intenzione artistica. Mi viene da dire che forse solo l’osservatore può attribuire o meno intenzionalità a ciò che osserva ma non ho ancora raggiunto una posizione a riguardo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *